Dall’ultimo quarto del XIX secolo, boom di investimenti legato all’occupazione britannica,
proletarizzazione dei flussi migratori trans-mediterranei e giustizia capitolare concorsero
a fare dell’Egitto uno dei centri della prostituzione globale, spesso descritto come uno dei
punti nodali della logistica della “tratta delle bianche”. Parte di un più ampio fenomeno
globale, i flussi migratori verso l’Egitto inclusero centinaia di donne provenienti in gran
parte dall’Europa meridionale e orientale che vi presero o continuarono a praticare il lavoro
sessuale in forme più o meno coatte, spesso tramite la mediazione di potenti reti transna
zionali di trafÏcanti. Il sistema di regolamentazione della prostituzione introdotto dagli In
glesi nel paese nordafricano a partire dal 1882 poggiava su forti basi razziali e sul concetto
dell’ontologica gerarchia tra donne locali ed europee, cosi come recepito anche dal sistema
delle Capitolazioni. Tuttavia l’esplorazione microstorica dei profili di alcune lavoratrici del
sesso italiane al Cairo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo svela i contorni di una
liminalità subalterna che complica la dicotomia tra popoli dominatori e dominati su cui si
basava il colonialismo e suggerisce la necessità di vernacolarizzazione la nozione stessa di
ordine cosmopolita.