Il giudice pakistano Cornelius negli anni ’60 argomentò che fondare i diritti fondamentali della Costituzione nella religione islamica avrebbe promosso il liberal rule of law, proteggendo i diritti umani. Guardando all’esempio britannico, in cui le nozioni di giustizia erano divenute obblighi morali in seguito alla loro articolazione in termini religiosi, Cornelius, che era di fede cattolica, sosteneva che «la gente considererà le leggi con rispetto e le seguirà [...] solo se le riconoscerà come derivanti da una vera fonte di sovranità» (cit. in Braibanti 1999: 62). Possiamo dire oggi, oltre mezzo secolo dopo, che le previsioni di Cornelius si sono avverate? Cercheremo di rispondere a questa domanda soffermandoci sull’attività giudiziaria delle corti d’appello islamiche pakistane, che si sono espresse in diverse occasioni sul significato della “sovranità divina” menzionata nel testo costituzionale e sulle sue implicazioni in termini di diritti umani. Ci si avvarrà a tal fine, delle trascrizioni di casi giudiziari consultati presso la Squire Law Library di Cambridge e l’archivio della Corte Federale Shariat a Islamabad.